SCOPRI LO STATO DI SALUTE DELLA COMUNICAZIONE DELLA TUA AZIENDA
Un servizio veloce e libero da condizionamenti. Per farti scoprire se la tua azienda comunica in modo corretto ed efficace.
Cos'è ADjust
ADjust è un servizio innovativo di advisoring che viene applicato su tutta la comunicazione messa in atto dalle aziende …Perché nasce ADjust
Piccole e medie imprese, rispetto alle grandi, ottengono risultati di crescita molto più bassi in proporzione di quanto in genere una corretta comunicazione sia capace di …Come funziona ADjust
Il servizio consiste nella verifica e nell’analisi critica da parte dell’advisor delle azioni di comunicazione, delle strategie, dei contenuti, della forma e dei mezzi …ADjust per il NoProfit
Ottimizzare le raccolte fondi, veicolare al meglio i messaggi e le finalità, spesso queste priorità vengono tralasciate. Con Adjust invece …
“anche la vostra comunicazione deve rendere“
La vostra comunicazione è un prodotto che vende un prodotto. Se non è chiara e precisa non è efficace.
E se non è efficace rappresenta uno spreco doppio perché avete pagato per produrla e diffonderla e in più non funziona per quello che è nata per fare. Spesso questo spreco deriva da piccoli particolari, correggibili spesso in corso d’opera, che ADJUST vi aiuta a identificare. Particolari spesso nascosti sia nella comunicazione che avete prodotto sia in quella che avete mancato di manifestare.
Se il ritorno della vostra comunicazione non è quello atteso qualche motivo ci sarà. Quale? Dove si trova?
Con ADjust è possibile scoprirlo attraverso un vero e proprio check-up della vostra comunicazione che conviene richiedere anche in forma preventiva, per rendere l’intervento ancora più performante.
L’occhio di ADJUST, attento, veloce, economico, professionale, indipendente e soprattutto “esterno” identifica difetti che cliente e agenzia non riescono a vedere perché troppo coinvolti nella spesa e nella produzione creativa. Succede più frequentemente di quello che si possa pensare, sia nelle grandi che nelle piccole realtà.
ADJUST vi consente quindi di identificare cosa e dove “aggiustare” la vostra comunicazione affinché stimoli
- il consolidamento del business
- l’incremento delle vendite
- il migliore o più corretto posizionamento della propria marca o del prodotto
- l’aumento di notorietà dell’azienda
Non c’è motivo per non ricorrere ad ADJUST. Costerebbe di più rinunciarci. Vi aspettiamo.
le nostre ultime pillole di check-up
INFLUENCER E PAN D’ORO. CUI PRODEST?
19/12/2022 Cosa influenza un influencer oltre alle vendite? Il prezzo, senza alcun dubbio. E qui chiederei agli addetti ai lavori, che dovessero leggere questa mia dichiarazione, di evitare di alzare il sopracciglio, perché le cose stanno esattamente così e dire il contrario sarebbe disonesto. Se poi, una forma di comunicazione commerciale opaca, suggerisce che l’incremento di prezzo (che un consumatore sano di mente dovrebbe aspettarsi senza stupirsene) sia giustificato dalla volontà dell’azienda di fare una donazione ad un ente non profit (come di solito è una struttura che si occupa di assistenza o cure mediche), allora questo incremento si sa che viene tendenzialmente tollerato dal consumatore che si sente di partecipare ad un gesto di solidarietà… Soprattutto a Natale questa cosa “ci sta” e “funziona” più che in altri momenti, anche se purtroppo “funziona” quasi sempre come spinta ai consumi e solo in rari casi come gesto consapevole e sentito. Premesso che una donazione, se viene condizionata dall’acquisto di un prodotto, è intestabile solo ai consumatori acquirenti, diventa legittimo che qualcuno cerchi di conoscere le dinamiche e gli importi di queste donazioni. Soprattutto se l’operazione commerciale, vestita da buona azione natalizia e amplificata da un’influencer, non viene descritta in modo chiaro. La piena trasparenza eviterebbe la “ricerca di informazioni”. È proprio quello che è successo in questi giorni, con la vicenda di un pandoro dotato di due “griffe”: quella aziendale e quella dell’influencer ingaggiata per dare risalto al gesto. L’indagine puntuta di una giornalista, allenata a rovistare nel torbido e a sgamare i furbetti, ha messo in luce la nebbia e l’improvvisazione che dilaga nell’informazione fra tutti i protagonisti... read moreI POLLI SONO POMPATI
12/12/2022 Niente di più falso e tuttavia è una convinzione di molti. Per mia personale curiosità, da anni seguo in modo approfondito il settore degli allevamenti avicoli. Quelli cioè che vengono chiamati intensivi, ma che ho scoperto sarebbe più corretto definire “protetti”. Il settore pubblicitario potrebbe essere un buon alleato del settore avicolo, ma si limita a produrre campagne che illustrano generiche bontà affiancate a didascaliche affermazioni che poco raccontano di quanto invece meriterebbe essere descritto. Anche a causa di questi approcci superficiali, affermazioni come “i polli sono pompati” circolano molto, perché quando si lascia che una fake circoli, magari lasciando che venga supportata con servizi pseudo giornalistici, di conseguenza la rete si inonda di fake su fake, facendo rimbalzare affermazioni che si tramutano in convinzioni “di gruppo” errate. Nel settore avicolo molti addetti ai lavori ritengono che una fake si smonti da sola nel tempo. Purtroppo non è così. Basta chiedere alle persone cosa pensano del sistema avicolo e di come credono che funzioni per sentirne delle “belle”, quasi tutte derivanti da fake. Ma chi assorbe queste false informazioni non ha grandi colpe perché è difficile trovare tutte le risposte su come i polli vengono selezionati, allevati, nutriti e gestiti. Quasi tutti consumiamo prodotti di cui non conosciamo che poche cose: riconosciamo i prodotti per nome (per distinguere fra prodotti sostanzialmente uguali) e possiamo ricevere qualche “informazione” leggendo quanto riportato sulle etichette. Ma dovremmo abituarci a cercare autonomamente informazioni sul nostro cibo, almeno quanto lo facciamo per conoscere i luoghi di vacanza prima di andarci. Se lo facessimo con la carne di pollo, scopriremmo che le normative vietano... read moreSTUDIATELI GLI EFFETTI COLLATERALI DELLA COMUNICAZIONE COMMERCIALE!
05/12/2022 Come viene considerata l’etica nella comunicazione? Che cosa significa produrre comunicazione con spirito etico? Posso rispondere per me, per come la intendo io e per come mi piacerebbe venisse intesa da tutto il comparto. Sarebbe una rivoluzione culturale. E forse è per questo che questa (necessaria) rivoluzione viene osteggiata più o meno consapevolmente. Personalmente e professionalmente l’invito principale, che rivolgo a me stesso, ai colleghi e alle aziende è quello di riflettere, prima di comunicare, su ciò che un determinato messaggio potrebbe procurare negli altri. Anche considerando il percorso che farà. Di solito se una strategia produce ordini, si è soddisfatti, ma degli effetti collaterali non ci si occupa. Oso dire che la gran parte dei comunicatori dimostrano oggettivamente di non considerarli nemmeno perché, dicono in molti candidamente, “in fondo è solo pubblicità!”. Le conseguenze cui mi riferisco sono ovviamente quelle negative per il cliente finale che “a ruota” diventano negative (e in modo amplificato) anche per il committente del messaggio. Ma questo non sembra essere nei “pensieri” di aziende e agenzie. Faccio un esempio molto chiaro: incrementare le vendite di alcoolici è ritenuto un successo per chi li produce e li vende. Ma le situazioni pericolose, provocate da un loro abuso, non vengono prese in seria considerazione se non quando le aziende vengono costrette dal contesto a inserire messaggi di attenzione sulle bottiglie e nei messaggi pubblicitari. Cosa, quest’ultima, che in realtà non farebbero e non vorrebbero fare perché ritengono che “incida negativamente sulle vendite”. Le aziende quindi, restando sull’esempio degli alcoolici, non pensano mai troppo seriamente ad un evento collaterale derivante dall’incentivo al consumo di alcool... read moreA PROPOSITO DEI BLACK FRIDAY…
28/11/2022 Se sei un advisor per l’etica nella professione della comunicazione, non puoi che arrivare a criticare modelli di “comunicazione” e comportamenti commerciali come quelli che si palesano con il “Black Friday” e simili. Per evitare il rischio di esser fraintesi sul significato di questa premessa, proviamo a spiegarlo. Chi ha un negozio ha bisogno di vendere. Chi ha un’azienda produttrice di un qualunque bene materiale e immateriale anche. La questione va ora spostata sul sociale, sul civile e nell’importanza di diffondere e far acquisire coscienza sull’utilità di quanto si produce, si vende e si compra. E non di meno sulle ricadute sociali di ognuno di questi comportamenti. Chi si incarica di questo impegno? Come può essere condotto e divulgato? Come riuscire a incidere su quelle abitudini irrazionali che portano le persone a non rendersi nemmeno conto che aderire alle costanti pulsioni di acquisto, allontana da sé? Le persone, in generale, si sono formate ahimè in un sistema che ha perfezionato e “raffinato” la filiera produttore/consumatore usando le tecniche della comunicazione e dell’adv in generale… con l’effetto inevitabile di aver prodotto menti allenate a considerare l’acquisto come pulsione costante, riuscendo anche a trasmettere, come effetto collaterale, l’idea che comprare sia una necessità che determina addirittura distinzione sociale, cosa che in alcuni individui ha anche effetto terapeutico, lenitivo, calmante. Da tempo, nel settore della psicanalisi che studia cause ed effetti, si è arrivati a coniare il nome di una patologia che si è venuta a creare a scapito delle persone più fragili e permeabili a certi stimoli. Questa patologia è identificata con un acronimo: FOMO (Fear Of Missing Out), una... read moreSOCIETÀ PER AZIONI?
21/11/2022 Ogni tanto fra qualche critica non ci sta male inserire un suggerimento. Che ne dite!? Proverò allora a darne uno che proviene dall’applicazione del pensiero laterale, giusto per offrire soluzioni alternative ad una comunicazione commerciale che appare oggettivamente sempre più piatta, fatta con lo stampino, priva di contenuti degni di tale definizione e quindi inesorabilmente destinata al cestino della memoria. Mi dispiace, davvero tanto, vedere i costanti sprechi (mi riferisco alle campagne sciocche, stupide… e allo stesso tempo costosissime) che si contrappongono alle contemporanee dichiarazioni di crisi delle imprese. E la cosa che stupisce è che questo perdura nonostante la crisi appunto. È la fotografia di una società (della comunicazione) schizofrenica. Sprechi enormi che dovrebbero dispiacere proprio alle aziende che li subiscono, ma non si capisce bene se ciò che si vede “in giro” sia volontario autolesionismo o grave miopia di chi dirige certe aziende e agenzie. Certo ci sono anche situazioni neutre ed eccezioni, rarissime, di “racconti” interessanti, ma in questo panorama abbastanza desolante, incomprensibile e preoccupante, quello che appare in buona evidenza è che il comparto della comunicazione, ancora inspiegabilmente avallato dalle imprese committenti, pare ritenere insistentemente che “la soluzione” ai problemi di crescita sia la creatività. Chiedersi se esiste un modo diverso di “essere creativi” potrebbe allora aiutare a fornire nuovi suggerimenti al pubblico per scegliere un prodotto. Soprattutto perché attualmente aziende e agenzie producono senza sosta contenuti discutibili, praticamente dei “non contenuti”, con la faticosa intenzione di farsi ricordare e di provocare il desiderato e conseguente sèguito di affezionati clienti. E i tentativi in questo senso si ripetono continuamente sotto gli occhi di tutti.... read moreOggi scriviamo tutti, ovunque… ma ci capiamo?
14/11/2022 Scrivere. Dove? Per chi? A chi? Per sé o per chi ti legge? Social o non social che sia, l’atto di scrivere testi destinati ai media fisici o digitali, richiede perlomeno sapere che scrivere ad un pubblico richiede poter essere letti, ma soprattutto compresi. Se scrivi trasmetti messaggi che devono (l’imperativo ci vuole) avere significati chiari e precisi… che non è facile, che non è un automatismo dello scrivere e che è uno scopo diverso dal voler dimostrare di esserci per esserci. Saper scrivere sembra facile. Ti viene insegnato fin da piccolo e oggi puoi farlo anche usando tasti che hanno sostituito la penna e hanno però contribuito a rendere tutto molto più freddo. Per evitare questo rischio (considero la freddezza un rischio) io scrivo a penna e poi ricopio, perché un testo freddo è quello che arriva da un calcolo che oggi “chiamano” SEO. Una mano che scrive a penna trasmette alla penna dei sentimenti. Un dito che preme un tasto trasmette solo una pressione ad un oggetto che reagisce rappresentando su uno schermo un segno predeterminato. Se scrivere è abbastanza facile in senso fisico, lo è molto meno saperlo fare per trasmettere contenuti chiari. Conoscere la lingua con la quale ci si esprime nel proprio Paese è una cosa, ma usarla nel rispetto degli altri e rispettare chi non la conosce a sufficienza è un impegno che non sembra siano in molti a prendersi. Nella scrittura il rispetto degli altri lo trasmetti rendendo ogni testo lineare e comprensibile anche ai meno preparati, addetti ai lavori o meno che siano. Nei cosiddetti social e nel web in... read moreLa garanzia di un grande professionista al vostro servizio

ADjust advisor
Pietro Greppi
Trent’anni di esperienza nei rapporti di consulenza per la comunicazione mi consentono di fornire sempre un importante supporto a realtà di ogni dimensione.
Le aziende con le quali entro in contatto come advisor ricevono importanti informazioni e osservazioni oggettive, una sorta di check-up, sugli effetti collaterali di quanto esse fanno o han fatto fino a quel momento in termini di comunicazione, sia nei contenuti sia nelle modalità o strategie adottate.
Una modalità di approccio che ho chiamato ADjust.
Un intervento che si traduce in un contributo, dell’ampiezza desiderata per fare in modo che i risultati ricercati dall’azienda giungano attraverso l’uso consapevole di quel forte acceleratore di consensi e di crescita che sono il marketing e la comunicazione.