29/11/2021
Ai fotografi, soprattutto a quelli che lavorano per la pubblicità, capita anche di non riuscire a farle le foto. Colpa di certi filtri… che Guido Alberto Rossi, fotografo veterano, mi ha descritto: “Tutto il mondo racconta bugie per tirare acqua al proprio mulino. In una ipotetica classifica dei bugiardi, metterei al primo posto i politici indipendentemente dal paese, al secondo gli/le art buyer di tutto il mondo quando si relazionano con i fotografi, al terzo la contabilità fornitori che tra le tante bugie ne ha una doc: “non abbiamo ricevuto la fattura!”. Sul perché politici e contabilità fornitori mentono non serve soffermarsi. Invece non tutti conoscono le bugie dei secondi classificati e quindi ve ne racconto alcune, tutte vere, provate sulla mia pelle.
Quando un fotografo va in un’agenzia deve passare per l’art buyer (nelle redazioni passa invece dalla segreteria di redazione) che è il filtro catalitico prima dell’irraggiungibile art director. Fino a qualche anno fa si prendeva appuntamento, ci si presentava con il book dei lavori fatti e le immagini sperimentali migliori, si parlava del più e del meno cercando di essere simpatici e affidabili anche quando ti trovavi davanti ad un odioso/a che tutto avresti voluto fargli anziché sorridergli. Oggi questo rapporto umano è ulteriormente filtrato dalla mail, con l’unico vantaggio che puoi anche mandare il book virtuale in mutande e non sei costretto a essere carino e gentile. In ambedue i casi il fotografo non ha mai la certezza che il suo lavoro finisca sulla scrivania giusta. Ai tempi del book fisico, fra i fotografi esisteva un piccolo trucco per essere certi che qualcuno avesse almeno aperto il plico: il trucco, imparato dai film di James Bond, consisteva nell’incollare di traverso all’apertura del book un lungo capello. Quando l’art buyer ti restituiva il malloppo dicendo che l’AD l’aveva visto, se il capello era ancora integro… bugia. Non so se si può fare anche con la mail… se qualcuno ha suggerimenti… Altra famosa bugia universale è la richiesta di un super sconto al primo lavoro, con la storiella che è il primo lavoro e poi ce ne saranno altri dove potrai rifarti. Bugia. In genere l’avventura finisce con il primo e ultimo lavoro super scontato. Ma la mamma di tutte le bugie è la richiesta del “preventivo materasso”: c’è sempre il/la diabolica art buyer che ti richiede finalmente un preventivo e tu t’illudi che finalmente lavorerai con lui/lei e invece cadi nel trappolone che avviene in questa sequenza: 1- telefonata stranamente gentile e simpatica, che precede mail, dove ti dicono che forse è arrivato il momento di lavorare insieme; 2- arriva la mail con tutte le specifiche per poter costruire e mandare il giusto preventivo; 3- ora sei il preventivo materasso; 4- i preventivi, in genere tre diversi, vengono presentati al cliente; 5- il cliente insieme all’account decide senza indugi per uno che non sei tu; 6- mail dall’ art buyer che ti dice che è desolata/o, ma il cliente ha scelto diversamente ma che lui/lei ha fatto il possibile… bla bla bla; 7- tu non capisci e ci rimani male. La bugia sta nel fatto che l’agenzia aveva già deciso a chi affidare il lavoro, aveva già concordato anche il prezzo, magari l’aveva ottenuto con la famosa bugia del primo lavoro, il preventivo dell’altro fotografo era invece un preventivo civetta, che consiste nel chiederlo al più grande fotografo del settore che in genere è anche molto caro, ma l’agenzia così si copre il lato “C”, dimostrando al cliente la sua internazionalità, che se poi il cliente non lo vuole, la bella figura l’hanno fatta comunque. Il tuo preventivo materasso era sbagliato ancora prima che tu lo potessi pensare. I magnifici bugiardi ti avevano chiesto diverse cose che sapevano non servire fin dall’inizio, ma che ovviamente richiedendotele avrebbero fatto salire il costo finale. Ovviamente il cliente sceglie quello meno caro. Una serie di bugie e di filtri per far fare il lavoro al fotografo già deciso a priori, a tavolino.”
Pietro Greppi
Ethical advisor e fondatore di Scarp de’ tenis