21/09/2020
Si fa un gran parlare del pensiero laterale. Che in sostanza è la capacità o l’attitudine a scegliere o a vedere cose, situazioni, … in modo appunto laterale, diverso, fuori dagli schemi … Non è una dote, ma una dotazione di cui si può essere consapevoli o meno. Poi ognuno ha la sua personale, diversa da quella di altri. Alcuni considerano anche la creatività come espressione palese del pensiero laterale. Può essere, perché il pensiero laterale è lì, disponibile nella nostra mente … a volte lo chiamiamo intuito. È quello che ci suggerisce visioni e soluzioni altre, ma che siamo poco abituati a considerare come alternative alle scelte “facili” e “normalizzate”.
La consuetudine si forma e si sedimenta in noi, portandoci ad affrontare sempre nello stesso modo ciò che abbiamo davanti, adottando soluzioni previste, già pronte, pensate o suggerite da altri o addirittura dalla nostra personale consuetudine, ma non necessariamente le migliori o le sole possibili. Ci accontentiamo di essere nella norma e di norme ci circondiamo. E “nutriamo” la nostra mente, ingombrandone gli spazi, trasformandola in “area di conforto”, con convinzioni rigide aderenti al pensiero normalizzato solo perché, come tale, non è soggetto a “fastidiose” critiche.
Se “si è sempre fatto così” perché osare altro? La norma è già approvata, basta seguirla, a volte con poco sforzo, a volte cimentandosi nel conseguimento di una laurea, che può però diventare una trappola normalizzatrice della mente.
Sono rare le persone che consapevolmente e con carattere decidono di scardinare le convinzioni sedimentate dall’abitudine … quelle convinzioni che nei fatti irrigidiscono gli individui e di conseguenza interi sistemi della nostra società. Convinzioni assecondate e quindi rassicuranti. Tutto ok? Tutto ok.
Ma il pensiero laterale non è un luogo uguale per tutti. Ognuno ha il suo, che non è necessariamente un “fornitore” di invenzioni. A volte sì, ma più spesso è un semplificatore. Conoscerete già la vicenda della ricerca di una penna da dare in dotazione agli astronauti, che consentisse di scrivere anche in assenza di gravità?!
Il pensiero “normale”, quello statico, ripetitivo, uguale a se stesso e che continua a vedere la situazione da un unico punto di vista, stava portando a impiegare tempo e denaro nella ricerca di una soluzione ipertecnologica … fino a che qualcuno fece notare che questa “penna” esisteva già … si chiamava matita.
Il pensiero laterale va considerato come un lato delle nostre dotazioni intellettive ancora abbondantemente nascosto. Ma se lo considerassimo un sostituto del “pensiero normalizzato” saremmo di nuovo alle prese con un pensiero dimezzato.
È utile e necessario assumere la consapevolezza di avere a disposizione almeno due prospettive per osservare le cose. Che significa saper interpretare o agire accedendo ad almeno il doppio delle possibilità di elaborazione di una situazione. Per essere più precisi andrebbe detto che il pensiero laterale recupera ciò che il pensiero normalizzato ha, purtroppo, “imparato” a scartare. Come se il luogo in cui custodiamo il pensiero laterale fosse un deposito dove parcheggiamo le soluzioni e le risposte laterali che comunque possediamo, ma sotto chiave. Allenarsi ad ascoltare l’altra faccia del nostro pensiero e quindi ad usare la chiave che apre quel deposito, è anche espressione di una crescita personale e la possibile riconquista di alternative “nascoste” da noia, ripetizione, sconforto e resa.
Magari un giorno scopriremo di disporre di altri depositi chiusi a chiave, dotazioni di pensiero ancora più evolute sia di quello normale che di quello laterale.
Pensiamoci. Anzi: pensateci anche voi.
Pietro Greppi
ethical advisor e fondatore di Scarp de tenis