02/12/2019
Qualcuno asserisce che l’Universo sia retto da funzioni matematiche. Personalmente ritengo sia più facile che ci piaccia pensarla così perché almeno attraverso la matematica siamo riusciti a trovare delle risposte e individuare modelli (matematici appunto) che ci permettono di dare un senso a moltissime cose che in questo modo e con questa disciplina riusciamo a controllare, prevedere, calcolare, … ma forse siamo noi che, intuendo delle relazioni fra le cose, a queste attribuiamo regole matematiche per comprendere ciò che altrimenti tenderemmo a definire “caos”.
Nel 1960 venne pubblicato “L’irragionevole efficacia della matematica nelle scienze naturali”, in Comunicazione in matematica pura e applicata, vol. 13, n. I (febbraio 1960). New York: John Wiley & Sons, Inc. Copyright © 1960 di John Wiley & Sons, Inc.
In questo testo si afferma, a grandi linee, che “… a volte la natura sembra quasi obbedire alle leggi matematiche che noi scopriamo. Un esempio viene dalle onde gravitazionali, dimostrate decenni dopo la predizione di Einstein: frutto di un’idea profonda che ha trovato espressione in termini matematici …”. Chissà! Vale la pena di leggerlo. Senza dubbio i numeri ci semplificano la vita di tutti i giorni e sono anche un linguaggio universale basato su relativamente pochi elementi che, quando ci cimentiamo a combinarli fra loro secondo varie logiche, producono miliardi di combinazioni e queste, sempre da noi, vengono utilizzate per gli scopi più diversi, per dare un senso compiuto al nostro agire, un punto fermo, una conferma perlomeno numerica, che appaga o meno la nostra immaginazione, a seconda del contesto in cui stiamo agendo, confermando o deludendo le aspettative che ci siamo posti. In sostanza possiamo dire che solo tramite la matematica siamo riusciti a trovare risposte a dilemmi che altrimenti ci farebbero impazzire, anche se l’affascinante mondo dei numeri -e della matematica che abbiamo inventato per coordinarli- ha già fatto impazzire per davvero non pochi matematici di cui la storia è popolata. Si tratta di un mondo talmente particolare che o lo fai tuo, o ti affidi alle considerazioni, alle conclusioni o alle formule di chi lo sente tale. A questo proposito, mantenendo intatta la fascinazione verso questa disciplina e sperando che davvero l’Universo nella sua immensa complessità sia stato pensato, realizzato e organizzato matematicamente da qualche genio supremo -che ancora non si è palesato- proviamo per un attimo a virare sul più banale e prosaico utilizzo dei numeri nel mondo della comunicazione. Un mondo strampalato e sedicente, uno dei tanti, a volte gradevole, a volte no, che sui numeri ha fondato molte delle sue affermazioni di efficacia, sviluppando suggestioni numeriche per attirare investitori, convincere seguaci a restare fedeli a questa o quella marca e, a chi seguace non sia, a prendere spunto dai numeri per convincersi dove stia “la direzione giusta” da seguire. Il mondo della comunicazione ha sostanzialmente preso in prestito la disciplina matematica per dare un senso a cose che un senso lo cercano solo nella possibilità di vendere qualcosa a qualcuno. Le aziende che elaborano i numeri attribuiti a vendite, lettori, spettatori, etc. sono matematicamente precise nel determinare il destino di chi gli si affida. E forniscono sempre una risposta numerica anche quando si tratta di esprimere valori che con i numeri poco ci azzeccano. Confondere i numeri con le persone è il rischio più grande di chi confida nella fredda precisione della matematica. Un rischio che si amplifica quando i numeri ne incontrano altri: come quando la quantità di individui di una certa età la consideriamo meritevole più un’altra di età diversa, perdendoci e lasciandoci distrarre dalle percentuali di giovani o anziani che a seconda dell’argomento vengono considerati numeri in eccesso o in difetto. Tuttavia trovo che i numeri, fino a quando non gli si attribuiscono valori e disvalori, abbiano una loro neutralità, ma ora più che mai abbiamo bisogno di un nuovo Alberto Manzi che ci faccia riflettere su come riconsiderare i numeri. Ne perderà l’audience forse, ma ci guadagneranno le persone. È matematico.
Pietro Greppi
ethical advisor e fondatore di Scarp de tenis