25/07/2016
No, non è un titolo per fare il verso a quello spot che invita ad un uso più ricco ed esteso della lingua italiana. Sono solo alcuni aggettivi che ritengo adeguati per descrivere una delle tante, troppe evidenze di quanto accade oggi in quello che viene definito “mondo civile evoluto e digitale”. Se mi rivolgessi a qualche amico delle pubbliche relazioni, questi mi consiglierebbe – per mestiere – di trovare dei sinonimi o dei giri di parole per dire le stesse cose senza farle percepire così forte. Invece io credo che certe forme edulcorate di dissenso e di opposizione non sono mai andate d’accordo con la verità e la sincerità. Essere educati non significa essere finti. Essere etici non significa passare sopra alle idiozie del tuo prossimo come fossero marachelle da bambini in crescita. Qualcuno che alza la voce, quando il caos e la confusione sono grandi, ci vuole. Ed io da tempo mi sono dato un compito, da alcuni definito scomodo e professionalmente rischioso, ma che credo sia invece necessario: essere cioè una di quelle persone che fa riflettere sulle idiozie che il nostro sistema, diventando esso stesso idiota, licenzia e promuove, senza che nessuno, o pochi, osino dire che il re è nudo. Perché mai dovrei stare attento a come definire milioni di persone che dedicano smisurata attenzione e tempo a dei giochi sui telefonini? La questione non riguarda ovviamente lo stabilire se ciò sia legittimo o meno. Certo che lo è! Non sono un moralista e nemmeno un bacchettone, neppure integralista e meno che meno oscurantista. Ma vedere che, mentre il mondo esplode in mille forme di violenza, milioni di persone adulte scelgono di dedicare la propria attenzione ad un telefonino per superare i livelli di un gioco, sostenute nella “notizia” anche da giornalisti che “stanno al gioco”, … scusate ma per me questo è fonte di grande imbarazzo che mi impedisce di tacere. E quindi, a proposito di livelli, viene da chiedersi a che livello siamo arrivati, che umanità stiamo sostenendo e progettando, che prospettive di crescita possiamo sperare di avere? Qui non si tratta neppure di discutere se, come e dove affrontare scelte etiche: siamo ancora proprio ai preliminari del riconoscimento dell’esistenza dell’altro. Non fatemele elencare, ma sono troppe le occasioni di distrazione di massa che inebetiscono enormi masse di persone che potrebbero invece fare la differenza con scelte di cambiamento, per rendere migliore il mondo che condividiamo. Sono troppe le evidenze del degrado culturale di oggi. E non vi stupirete se affermo che tale degrado si manifesta anche nella maggior parte delle pubblicità, che in questo senso sono l’evidente conseguenza del livello di consapevolezza in cui ci troviamo. Però, non so quanto coscientemente, dal mondo delle aziende un piccolo proposito rivoluzionario di riflessione potrei dire che ogni tanto arriva: una marca nota per la produzione di preservativi ha realizzato una campagna che invita a “toccare meno il telefonino e di più il partner”.
La verità è che basterebbe poco per trasformare anche stupide iniziative in opportunità di rinascita, ma ci sono persone il cui obiettivo, oltre al denaro, non è dato sapere quale sia. Persone che dirigono altre persone dotate di intelligenza, potenzialità, capacità, intuizioni, visioni straordinarie, ma -per apatia mentale- disposte a loro volta e solo per denaro a dedicarsi alla realizzazione e alla diffusione di idiozie. Se, solo per esempio, superare i livelli di un gioco avesse come obiettivo e conseguenza il sostegno di una causa sociale o l’adesione ad un impegno civile, questo gioco passerebbe velocemente dal livello “idiota” al livello “utile”. Si darebbe un senso al tanto rumore che viene fatto intorno a una cosa addirittura definita, con involontaria ironia, “realtà aumentata”! Ma si tratta di una proposta che arriva da un estremista dell’etica e che quindi verrà considerata “inattuabile”! Viene voglia di mandare tutti a stendere. Se qualche creativo fosse d’accordo si potrebbe farlo tramite lo spot di un’azienda che si occupa di bucato.
Pietro Greppi
Ethical advisor e fondatore di Scarp de’ tenis
Fondatore del Laboratorio per la realizzazione del Linguaggio universale non verbale