12/07/2021
Proviamo ad argomentare l’importanza della serietà quando si comunica, sottolineando preventivamente –perché non si sa mai chi legge queste righe con che spirito lo fa- che la serietà non implica l’assenza di allegria e positività.
Nel lontano 1973 un’azienda che ancora oggi produce latte e suoi derivati, riassumeva così la sua promessa al pubblico: “La fiducia è una cosa seria … e si dà alle cose serie”.
Nella sua semplicità era e resta una bella frase chiara, con un vago spirito educativo e da cui non si evince una presunzione auto celebrativa sulla credibilità di chi la trasmette … cosa che invece troviamo spesso in molte campagne pubblicitarie di oggi. È con buona evidenza una frase generica, aperta, che fa garbatamente riflettere sull’importanza del tema della fiducia lasciando aperto il giudizio sulla coerenza di chi la sta proponendo.
Insieme a molte altre frasi più o meno “storiche”, che stimolano la parte migliore di ognuno di noi, e che molti utilizzano a conforto di proprie personali convinzioni, quella frase andrebbe distribuita con generosità e memorizzata.
E mi permetto di aggiungere che dovrebbero leggerla, memorizzarla e considerarla soprattutto creativi e persone d’azienda o di agenzia. Perché, se chi lavora intorno alla costruzione della reputazione di imprese e persone svolge il suo lavoro come da troppo tempo si vede sui vari media (fatta eccezione per chi si dimostra responsabile e consapevole) allora davvero si rende necessario anche spiegare come si possa ottenere la fiducia. Basterebbe in fondo meritarsela, dimostrando serietà (la fiducia si dà –si può dare– alle cose serie) perché, diciamocelo, come si fa a pensare di ottenere fiducia facendo i pagliacci (con tutto il rispetto per gli omonimi professionisti del Circo) o allestendo mondi inesistenti e scollegati di fatto dai prodotti per cui vengono progettati?
A quanti dovessero sentirsi in qualche modo disturbati da questa affermazione, va precisato (l’ho già detto, ma lo ripeto) che essere seri non significa evitare di sorridere, divertire e cose simili. Ma semplicemente, se proprio si ritiene di dover passare attraverso lo “stratagemma” della simpatia (sempre che abbia senso) … è meglio saperlo fare, perché quello che invece si vede sono sempre più spesso tristissime battute, improbabili e sedicenti affermazioni o inutili esercizi di stile a volte scenografati come fossero veri film (eccedendo sia nei budget necessari per allestirli, sia nella considerazione del prodotto che non è un attore, ma appunto un prodotto) nel tentativo, si presume, di dargli maggiore dignità.
La serietà si dimostra sapendo scegliere il momento più adeguato e opportuno per inserire una battuta “simpatica“ (sapendolo fare) il cui scopo dovrebbe essere comunque quello di attenersi seriamente a fatti concreti e verificabili, come fanno in genere solo le aziende che vendono detersivi, saponi, dentifrici, … (ma anche lì ci sarebbe da dire qualcosa).
Sono tanti i modi per dimostrare seriamente di meritarsi la fiducia di qualcuno. È anche abbastanza semplice: basterebbe fare bene il proprio lavoro e descrivere correttamente i prodotti senza sovraccaricarli di personalità artificiali (destinate a sbriciolarsi davanti al mondo reale), dimostrare rispetto per chi ti segue senza prenderlo in giro, promettere il promettibile, dire la verità che, se la trovi migliorabile e lo dici, puoi anche renderti simpatico facendo ironia su “te stesso” …
Chi mi legge potrebbe ricordare che queste cose me le sente ripetere spesso.
Beh! Se non erro sto parlando a lettori del mondo della pubblicità o che dalla pubblicità assorbono “consigli per gli acquisti” e quindi perché stupirsi?! Ormai lo sanno tutti (molti) che la ripetizione ha il suo perché. Il mondo della pubblicità ne fa il suo mantra, tutti i giorni, più volte al giorno nella speranza che serva a qualcosa.
Pietro Greppi
Ethical advisor e fondatore di Scarp de’ tenis