20/11/2017
Cercando di restare sopra le parti è anche divertente osservare le dispute fra carnivori, vegani, vegetariani, fruttariani … I più intolleranti sembrano i vegani che vorrebbero convertire tutti al loro credo adducendo motivazioni rispettabili, ma discutibili. Il tema è ampio, e qui lo sfioro appena, ma almeno spero possa servire per rifletterci su. A parte un certo folklore, è inevitabile che in questi contesti si creino aree di tensione, indecisione, dubbio, sospetto, ma quello che personalmente mi disturba è soprattutto la cattiva informazione o, peggio, l’informazione tendenziosa, quella che mescola artatamente realtà e fantasia con lo scopo abbastanza palese di annientamento dell’avversario, anche se mi piace pensare che certa mala informazione sia originata a sua volta da carenza di informazioni che ahimè direi colpisce trasversalmente e inevitabilmente “tutti”. Personalmente non posso dire di sapere, ma di cercare di sapere sì … che se permettete è già molto più che stare ad ascoltare sirene di questa o quella sponda. Le opinioni non possono prescindere dalle informazioni. Ma le informazioni possono essere incomplete, deviate, tendenziose, … e bisogna tenerlo presente. In un sistema mondiale che vede da molti anni ormai la contaminazione reciproca delle culture, trovo assai pericoloso che anche nel tema dell’alimentazione si creino conflitti … è così bello mangiare di tutto e “curiosare nel piatto di altri popoli”! Credo si dovrebbe considerare che, quando pensiamo al cibo, un conto è avere in mente la propria visione quotidiana al riparo da ogni serio problema alimentare, un altro è riuscire a riflettere sul fatto che il contadino del mulino bianco non esiste e quei pochi che possono essergli paragonati appartengono ad una visione bucolica che possono nutrire solo un piccolo gruppo di persone, mentre la realtà mondiale è fatta di un certo numero di miliardi di individui che già in questo momento sono molti di più del numero che potevo scrivere … e crescono, crescono … e non tutti possono o vogliono fare gli agricoltori o gli allevatori, ma tutti devono mangiare per vivere. Quindi come la mettiamo? Sotto questo punto di vista direi quindi benvenuta una certa industria che razionalizza e gestisce processi produttivi e, ancor prima, coltivazioni e allevamenti. Ma perché allora l’industria alimentare viene attaccata così spesso? È davvero un avversario? O è meglio pensare che sono solo alcune le persone che ne gestiscono il funzionamento e che sono “distratte” da questioni economiche, interessi personali e visioni strette e corte? È senz’altro così e se nascono conflitti sul cibo è per mancanza di dialogo e per la presenza di molta ignoranza prepotente. Non è un caso se le rare aziende che funzionano meglio, anche in termini di impatto sociale e ambientale (e che andrebbero imitate), sono popolate da mix di persone complementari, che riescono ad amalgamare interessi economici e comportamenti etici, buonsenso e lungimiranza, creatività e pragmatismo, ognuna con competenze diverse, ma tutte capaci di disegnare un futuro bilanciato e sostenibile in senso globale. Sono poche, ma ci sono. Nessuno è privo di difetti, ma i conflitti sono dovuti a incapacità di vedere aldilà del muro dei propri schemi mentali. Rigidità che danno luogo ad una grande confusione sul piano informativo. Soprattutto quando “il verbo” viene trasmesso da chi si sente migliore di un altro o tenta di mortificare il suo “avversario” pur possedendo informazioni parziali, scarse, ampiamente lacunose. Nascono così le mode alimentari. Imminente l’arrivo degli insetti nei piatti occidentali e i FLEXITARIANI dal menù “diplomatico”: frutta e verdura 40%, cereali 20%, legumi 15%, uova e latticini 10%, semi oleosi 5%, carne e pesce 10% e qualche spazio riservato a elementi della cosiddetta nutrizione emozionale che non si sa se classificare fra gli onnivori o gli indecisi … molto divertente. Non mi stupirei se prendesse piede una formula vegetariana indiretta che prevede di alimentarsi con animali che mangiano solo vegetali … ma tornando seri il conflitto più vergognoso trovo sia quello che si crea quando ci mettiamo a discutere di lattuga contro manzo, mentre parte di quei miliardi di persone che popolano la terra farebbero salti di gioia se potessero mangiare qualunque cosa.
Pietro Greppi
Ethical advisor e fondatore di Scarp de’ tenis Fondatore del Laboratorio per la realizzazione del Linguaggio universale non verbale