08/11/2021
Ernesto Pellegrini, tramite la Fondazione Ernesto Pellegrini Onlus, nel 2014 ha aperto a Milano, in via Gonin 52, RUBEN, primo ristorante che personalmente definirei etico, oltre che solidale, dove chi è in difficoltà può mangiare un pasto con 1 euro. «Voglio dare il mio contributo a persone meno fortunate di me. Ho avuto tanto, ora voglio aiutare gli altri ed essere d’esempio per altri imprenditori» dice Ernesto Pellegrini, ex presidente dell’Inter, che ha deciso di ricambiare per quanto ricevuto dalla vita attraverso il suo lavoro. Lo ha fatto dedicando questa iniziativa ai tanti che hanno perso il lavoro e a tutti quelli che, nuovi poveri di questo nostro sistema sbilanciato, non arrivano a fine mese.
500 pasti (gourmet) al giorno, anche in questo periodo di necessaria attenzione alle regole sanitarie, intorno ai quali si sono manifestati come di consueto, oltre che gli apprezzamenti anche i detrattori.
Il ristorante Ruben deve il nome al contadino che aveva lavorato per i nonni di Pellegrini, poi morto di freddo. «Avrei voluto aiutarlo allora, ma non avevo niente». Sono comunque educative e formative le motivazioni di questa iniziativa che dovrebbe stimolare lo spirito di emulazione di quanti possono fare altrettanto, perché “chi può allora deve” fare qualcosa. Pellegrini che poteva, ha riflettuto e ha scelto una delle tante forme possibili per ridistribuire la ricchezza concentrata in poche mani.
Non conosco bene il meccanismo della sostenibilità di questo bell’esempio, ma poco conta. Mi fa venire in mente quanti parlano di sprechi senza agire di conseguenza, mi fa pensare a iniziative mosse da sentimenti simili. Una di queste, per esempio, un asilo nido che prevede rette piene per persone abbienti e gratuità per chi è in oggettiva difficoltà. In questo caso la sostenibilità nasce dal fatto che la retta degli abbienti remunera i servizi anche per chi non potrebbe pagarli. Cito poi Scarp de’ tenis (da me fondato e poi ceduto a Caritas), il giornale di strada non profit che, fornendo informazioni altrimenti non reperibili sul mondo della strada e del disagio in genere,offre contemporaneamente opportunità di reintegro a chi soffre un disagio che “ti vende un giornale e con quel gesto ti informa e ottiene un reddito che a te sembra solo un acquisto”. Penso a Pane Quotidiano, nato dalla volontà di un ex cameraman della RAI (Rolly Cannara, che ci ha lasciati ormai qualche anno fa), che offre ancora oggi cibo confezionato corrispondente ad un pasto, offerto da varie aziende, a chiunque si presenti al suo sportello, avendo la discrezione di evitare che chi dà e chi riceve non si possano vedere in volto (lo sportello è basso e senza vetrata). Sono molte le altre iniziative già presenti in Italia, ma di cui si parla poco solo perché siamo abituati a pensare che aiutare gli altri sia un compito solo dei tanti volontari e delle associazioni in cui operano. Il sistema in cui viviamo ha in realtà bisogno di una revisione generale. Il non profit non genera profitti perché per il non profit il denaro è un mezzo e non un obiettivo, com’è invece per il profit. Tuttavia il non profit genera comunque ricchezza occupandosi di temi che non possiamo ignorare e che generano costi sociali. Va detto che il nostro sistema, senza chi genera attività di sostegno nel non profit sarebbe al collasso.
Il tema è vasto, ma spero che fra i tanti “invisibili” citabili l’esempio di Pellegrini sia di stimolo per tanti altri che potrebbero imitarne lo spirito, partendo dalla consapevolezza che l’egoismo è un boomerang.
Ormai da tempo è mio impegno stimolare nelle persone che dirigono le imprese, riflessioni analoghe a quella che Pellegrini ha fatto autonomamente producendo non un simbolo, ma un esempio. Nessun populismo. Solo cose di buon senso che creano comunque grandi ritorni (lo dico per chi ha bisogno di sapere se i ritorni ci sono) che non è il caso di spiegare qui. Bravo Pellegrini. Qui di seguito il link ad un aggiornamento su Ruben: https://www.nonsprecare.it/ruben-ristorante-solidale-milano-fondazione-pellegrini-onlus?refresh_cens
Pietro Greppi
ethical advisor e fondatore di Scarp de tenis