19/04/2021
L’etica è un tema che ormai da molti anni ho fatto mio, cercando di stimolare riflessioni e applicazioni e “fondando” anche la figura dell’ethical advisor (forse sono ancora l’unico, ma sarei felice ce ne fossero mille altri) … che, già l’etica è poco seguita, figuriamoci un consulente che la pratica, ne sensibilizza l’applicazione, propone affiancamenti alle aziende ed alle agenzie per scoprirne i paradigmi e i fondamenti… Da quando ho cominciato ad assediare (letteralmente, ma con garbo) ogni agenzia, molte aziende ed ogni professionista affinché si facessero portatori e amplificatori di questa disciplina mentale, oltre che professionale, comunque qualcosa è successo. Oggi non sono pochi coloro che manifestano la “loro sensibilità sul tema” facendolo loro. Meglio tardi che mai, ma non posso fare a meno di registrare che molti di costoro stanno “sposando” questo orientamento (almeno nelle dichiarazioni e nei proclami) dopo avermi consigliato caldamente, per anni, di non occuparmene perché non economicamente vantaggioso! Quando non addirittura neppure considerare il tema dandomi del visionario. Alcuni di questi vengono intervistati da testate vagamente informative –molte del settore della comunicazione commerciale- e arrivano ad affermare, come fosse la scoperta di anni di studio, che “le persone gradiscono la qualità” o che “bisogna rivedere la narrazione del nostro brand”… e cose così. Basta scorrere le interviste o i testi dei loro convegni per essere assaliti da un dubbio: ma questi non sono gli stessi che fino a ieri sfornavano messaggi idioti seppur prodotti con sedicente creatività?
Ad alcuni è bastato essere baciati dalla fortuna, per esempio, di aver “imbroccato” un termine diventato tormentone per vivere di rendita per anni. Succede anche in altre professioni, ma nella pubblicità a volte basta un “titilla la papilla” (citazione per gli addetti ai lavori) per trasformare una persona comune in qualcuno da cui “andare a scuola”. Il nostro sistema crea queste mostruosità pseudo culturali, che assecondiamo quotidianamente restando incollati alla tv, ai social, inseguendo influencer o comprando ciò che i media suggeriscono. Nascono così, esperti su vari temi. Ma se ti fermi a riflettere, sono sempre gli stessi che, fino a ieri, o dicevano il contrario di quel che oggi affermano “con convinzione”, o che addirittura mettevano all’indice chi affermava la necessità di rivedere i paradigmi comunicativi che producono modelli dagli effetti collaterali deleteri. Purtroppo il nostro sistema si è gradualmente e inesorabilmente affollato di persone che fino a ieri e in modo imbarazzante (ma che in buona parte continuano a pensarlo, farlo e dirlo) affermavano che “l’etica non conviene” perché non fa fatturare e che oggi han deciso “a tavolino” di farla diventare una moda, anzi una tendenza… perché “la gente pare risponda positivamente” (in termini commerciali soprattutto) e quindi, allora, va bene. Potrete dire che non sono mai contento, che dovrebbe bastarmi il fatto che ora di etica si parla molto. Ma il punto è che se ne parla troppo spesso solo per convenienza e senza una consapevolezza di che cosa sia necessario fare affinché dalle parole si generi un comportamento capace di incidere davvero sulle reali esigenze dell’intera società. Se incontrate uno/una di questi che oggi parlano di etica, guardategli nel portfolio (che spesso corrisponde anche al portafoglio) e cercate di capire da dove arrivano e avendo fatto cosa. Avrete delle sorprese. La responsabilità individuale di ogni azione è sempre la causa di effetti a catena… Un esempio attuale: la vicenda del vaccino contro il Covid sta dimostrando quanto il concetto di etica sia assente dalle menti dei protagonisti che stanno speculando su una necessità mondiale di tutela della salute. Se Sabin (nato solo 113 anni fa) oggi fosse ancora vivo e facesse parte del cda di certe aziende, o se fosse lui titolare della ricerca dei vari vaccini di cui si parla in questo periodo, le cose andrebbero diversamente. Lui, ricordo, non volle brevettare il vaccino, rinunciando ad arricchirsi, per consentire una sua più vasta diffusione.
Sul tema dell’etica sono sempre a disposizione anche in privato per chiunque.
Pietro Greppi
ethical advisor e fondatore di Scarp de tenis