21/11/2022
Ogni tanto fra qualche critica non ci sta male inserire un suggerimento. Che ne dite!?
Proverò allora a darne uno che proviene dall’applicazione del pensiero laterale, giusto per offrire soluzioni alternative ad una comunicazione commerciale che appare oggettivamente sempre più piatta, fatta con lo stampino, priva di contenuti degni di tale definizione e quindi inesorabilmente destinata al cestino della memoria.
Mi dispiace, davvero tanto, vedere i costanti sprechi (mi riferisco alle campagne sciocche, stupide… e allo stesso tempo costosissime) che si contrappongono alle contemporanee dichiarazioni di crisi delle imprese. E la cosa che stupisce è che questo perdura nonostante la crisi appunto. È la fotografia di una società (della comunicazione) schizofrenica. Sprechi enormi che dovrebbero dispiacere proprio alle aziende che li subiscono, ma non si capisce bene se ciò che si vede “in giro” sia volontario autolesionismo o grave miopia di chi dirige certe aziende e agenzie. Certo ci sono anche situazioni neutre ed eccezioni, rarissime, di “racconti” interessanti, ma in questo panorama abbastanza desolante, incomprensibile e preoccupante, quello che appare in buona evidenza è che il comparto della comunicazione, ancora inspiegabilmente avallato dalle imprese committenti, pare ritenere insistentemente che “la soluzione” ai problemi di crescita sia la creatività. Chiedersi se esiste un modo diverso di “essere creativi” potrebbe allora aiutare a fornire nuovi suggerimenti al pubblico per scegliere un prodotto. Soprattutto perché attualmente aziende e agenzie producono senza sosta contenuti discutibili, praticamente dei “non contenuti”, con la faticosa intenzione di farsi ricordare e di provocare il desiderato e conseguente sèguito di affezionati clienti. E i tentativi in questo senso si ripetono continuamente sotto gli occhi di tutti. Nessuno che si decida ad osservare che i diversi e continui tentativi, proprio perché continuamente oggetto di reiterazione e di modifiche, è probabile siano appunto solo tentativi e mai scelte che soddisfano il raggiungimento dell’implicito obiettivo di vendere qualcosa a qualcuno.
Passo quindi al suggerimento promesso, proponendolo alle aziende in ascolto.
Avete mai pensato di promuovere, fidelizzare, attrarre, consolidare, etc. la vostra azienda offrendo ad ogni cliente, anziché imbarazzanti e inutili gadget o raccolte punti, un certo numero di vostre azioni in cambio, per esempio, di un certo numero di acquisti? Parlo di azioni proprio nel senso della Borsa. E non sto dicendo che la vostra azienda lo meriti, o che questo risolva i problemi della fame nel mondo o della dignità delle persone… ma solo che, se la vostra azienda ritiene sé stessa, ciò che produce e come lo produce degni di un seguito, allora quale migliore prova di consapevolezza, responsabilità, trasparenza e coerenza se non quella di condividere i benefici dello sviluppo dell’impresa con chi i soldi ve li dà ogni volta che nella spesa inserisce un vostro prodotto? Una diffusa presenza di quelli che ci ostiniamo a definire “consumatori” fra i proprietari di anche solo una briciola dell’azienda, vi fornirebbe qualche sicurezza in più, maggiori percentuali di fidelizzazione reale (e non temporanea) e magari vi farebbe arrivare suggerimenti e commenti su come usare le risorse per la comunicazione. Pensate forse che le persone comuni non vi farebbero notare l’assurdità di certe scelte quando sapessero che anche la loro briciola viene usata male? Credete che non sarebbe sufficiente un panel di intervistati fra i vostri azionisti/clienti reali per orientare certe scelte commerciali con margini di errore più bassi del solito? L’elenco dei benefici sarebbe lungo…
Dite la verità: o a questo non ci avete mai pensato o la cosa vi terrorizza!
Pietro Greppi
ethic advisor e fondatore di Scarp de tenis