20/06/2022
Fra gli incarichi più particolari e, solo apparentemente semplici, che possono giungere a professionisti e agenzie di comunicazione, ci sono quelli del settore avicolo. Ho visto e continuo a vedere colleghi che si esercitano nell’applicare le loro “qualità creative” a questo settore offrendo anche in questo caso la conferma dell’appiattimento generale del settore pubblicitario. Retorica, luoghi comuni, semplici assicurazioni sulla presenza delle caratteristiche (quelle richieste da ambientalisti e animalisti) condite da ambientazioni surreali, storie stucchevoli, canzoncine imbarazzanti, frasi buttate lì e un gran lavoro di grafica, luci, regia. Manca solo che anche in questo campo si chiami in aiuto uno chef stellato, un regista famoso o un influencer che promuova le qualità della carne di pollo e delle uova e poi avremo assistito all’ennesimo spreco di risorse nonché ad un’ulteriore occasione persa di lavorare seriamente come reali consulenti del settore, anziché come “consumatori di budget dell’azienda cliente”. Viene da pensare che al settore avicolo, forse per deformazione professionale, piaccia “farsi spennare” senza troppe domande se non quelle tipiche di chi investe in pubblicità (quanto costa, cosa mi rende, prenderemo un attore famoso?, riceveremo un premio?). Sarà il limite dei 30” (60” al max), sarà la velocità con cui spesso viene chiesto di portare a termine l’incarico, sarà l’abitudine degli imprenditori del settore avicolo a trasmettere informazioni asciutte e tutte uguali e solo e sempre quelle… resta il fatto che anche gli spot (e le campagne in genere) del settore avicolo sono indistinguibili fra loro in termini di contenuti (i marchi effettivamente sono diversi… almeno quelli). I tentativi di differenziazione restano intenti: chi si dà la pagella da solo chiedendo conferma ai nipotini, chi spaccia riprese di allevamenti che faresti fatica a rintracciare nella realtà, chi ritiene sia ancora necessario mostrare come si cuoce un pollo o si prepara un uovo, chi ti parla di benessere animale mentre ti fa vedere un pollo arrosto senza accorgersi del contrasto in termini che questo genera… Come scrivevo fra le righe iniziali, la comunicazione del settore avicolo sembra potersi affrontare con grande facilità… in fondo cosa ci vuole? … due polli (uno è il cliente?), qualche uovo, della paglia, i colori giusti, riprese col drone, voci ammiccanti, tre paroline magiche e taac! ecco fatto. E al consumatore cosa è arrivato? Ma soprattutto tu -creativo o AD della grande multinazionale- ti sei chiesto onestamente cosa potevi fargli arrivare di importante e determinante (sia per il cliente, che per il consumatore) che invece non hai fatto perché di quel settore non sai altro che quanto ti ha detto il cliente (poco e niente, che però a te sembrava tutto lo scibile) che è talmente concentrato sul suo lavoro e su quello che fanno i suoi concorrenti che a te non chiede altro che di essere più creativo e originale di loro? Nel titolo ho azzardato la parola “suggerimenti” perché il settore avicolo lo conosco molto bene e mi ci dedico se non altro perché davvero mi interessa conoscere com’è organizzata “la macchina” che è in grado di fornire, a prezzi contenuti, alta qualità di nutrienti semplici e naturali a milioni di persone… anzi a miliardi. Mi interessa sapere come funziona un allevamento avicolo e quali sono le difficoltà di chi fa questo lavoro. Dovreste farlo anche voi, per cultura personale e per avere argomenti da sottoporre come soluzioni utili ai vostri eventuali clienti anche in condizioni di crisi di credibilità del settore derivanti dalle critiche di alcune associazioni. Se vi informaste, trovereste per esempio che in passato, negli allevamenti rurali e nelle fattorie, la mortalità media degli animali era elevatissima, per l’impossibilità di applicare adeguate misure preventive sulle principali patologie aviarie, mentre il sistema avicolo di oggi che si dedica al benessere animale riesce a portare a buon fine anche il 98% degli animali gestiti. Lo straordinario risultato di disporre di alimenti di alta qualità a prezzi accessibili a tutti, si ottiene solo ed esclusivamente grazie all’efficienza produttiva degli allevamenti intensivi, che per questo motivo sono anche più sostenibili e gli addetti ai lavori preferiscono chiamarli quindi “protetti”. Ma questo è solo un piccolo esempio. Ve ne potrei indicare decine.
Pietro Greppi
ethic advisor e fondatore di Scarp de’ tenis