20/12/2021
Ognuno di noi prima o poi si chiederà che fine faremo come specie se non troveremo la ragionevolezza di una vita sostenibile su questa Terra.
L’ambiente che ci ospita e che noi continuiamo follemente a gestire male e a inquinare come se non ci appartenesse, è nei fatti un organismo complesso più di quanto non sia dato vedere. Un organismo che guardiamo con occhi limitati dalle nostre dimensioni e dalla nostra presunzione di essere intelligenti senza spesso riuscire a dimostrarlo neppure a noi stessi.
Siamo invece indiscutibilmente parte di quest’organismo. Eppure ci comportiamo come se fossimo un’entità ad esso superiore.
Per smontare questa presuntuosa idea basterebbe che avessimo il coraggio di vederci nelle reali proporzioni.
Sarebbe invece più sano rendersi conto che questo corpo vivente, di forma sferica, che a fasi alterne chiamiamo ipocritamente Madre Terra, è molto probabile che si comporterà nei nostri confronti non come una madre tollerante, bensì come tanti altri organismi più piccoli che conosciamo, inclusi noi stessi. E forse lo sta già facendo a meno che non sia “un essere” più tollerante di quanto siamo noi con un comune raffreddore.
Facendo queste considerazioni mi è tornata in mente un’interessante e suggestiva riflessione dell’autore di un libro di cui non ricordo né il titolo, né il nome di chi lo ha scritto, ma ricordo bene il contenuto. Descrive in stile romanzato una vicenda reale, accaduta in Africa alcuni anni fa (recentemente ripetutasi).
Il protagonista è lo stesso autore, che è anche un medico, e descrive un particolare periodo di quando si trovò suo malgrado a gestire il manifestarsi improvviso del virus ebola, in un territorio da lui presidiato per motivi scientifici di ricerca. Il racconto è impressionante, tanto che, da quel libro prese il via una nutrita serie di testi sull’argomento e da cui sono poi stati tratti alcuni film che ne hanno riprodotto la drammaticità.
Prima di quel libro non avevo mai considerato virus, epidemie, etc. pensando al mondo infinitamente piccolo che ci circonda e che è presente anche in noi. Sono quelle cose di cui senti parlare anche spesso, ma che percepisci come molto lontane da te, come tutte le disgrazie che, finché non ti toccano da vicino, proprio non le consideri.
Tornando al libro, riassumo di seguito il pensiero e la conseguente ipotesi suggestiva che fece questo medico.
L’ambiente in cui viviamo e di cui facciamo parte integrante è appunto un grande organismo vivente. Noi che lo abitiamo siamo poco consapevoli e poco coscienti del fatto che, come tutti gli organismi, anche la Terra ha dei sistemi di controllo che ne bilanciano i cicli di vita. La chiamiamo “Natura”. Come noi, anche la Terra ha delle difese “immunitarie”. Come fa il nostro corpo quando un qualunque microbo lo attacca, destabilizzandone l’equilibrio vitale, anche la Terra quando viene aggredita nei suoi equilibri fa entrare in funzione i suoi anticorpi. E oggettivamente il genere umano si comporta come un ospite spesso ingombrante e particolarmente aggressivo. Ecco allora la suggestiva e neppure troppo fantasiosa idea dell’autore: i virus che ci aggrediscono, le epidemie che ci colpiscono… sono la manifestazione di una precisa reazione dell’organismo in cui viviamo. Sono gli anticorpi che la Terra mette in circolo per cercare di sbarazzarsi di un inquilino scomodo, aggressivo, stupido e pericoloso. Un virus il cui identikit è molto preciso: l’essere umano.
Siamo insomma un virus anche noi e viviamo in un organismo che sa meglio di noi come difendersi.
Buone Feste.
Pietro Greppi
Consulente per l’etica e fondatore di Scarp de tenis