Anche qui l’azienda considera di usare il mondo animale per argomentare l’uso intelligente che si può fare della rete. Fin qui tutto bene. Ma la voce fuori campo di PIF (nella versione dei primi di settembre) dice “… ogni anno in Italia si abbandonano migliaia di cani …”. Questa frase, anche se l’intento è chiaro e lodevole, è formulata in modo “pericolosamente” sbagliato perché descrive l’abbandono dei cani come se fosse un’abitudine consolidata e la mette sullo stesso piano di un fatto abitudinario come se potesse paragonarsi all’abitudine di andare in vacanza. L’errore sta nel modo di formulare la frase che, certo involontariamente, parla di questo disdicevole comportamento come di un’abitudine quasi considerandola come un vezzo. Si sarebbe dovuto stigmatizzare con parole meno accomodanti, anche tenendo conto che la natura stessa di PIF è talmente mite, di basso profilo e moderata nel linguaggio che le sue parole si recepiscono non come una condanna e un conseguente invito ad agire, ma come un fatto “così”.