01/04/2019
Avere un approccio professionale, ma profondamente etico, per alcuni purtroppo rappresenta ancora una contraddizione più o meno dichiarata. La questione appare a costoro una nebulosa sconosciuta e inesplorata, carica soprattutto (per loro stessa dichiarazione) di “rischi di non fatturazione” (!). Eppure l’approccio etico dovrebbe essere un prerequisito se non almeno un obiettivo da raggiungere e mantenere saldamente. Dovrebbe essere concepito addirittura come una disciplina su cui formare le proprie sensibilità per poi tradurle in soluzioni professionalmente utili e sostenibili, in una società che altrimenti si presenta carica di contraddizioni e di pericolosi modelli artificiali.
Qualche sana indicazione di base, a volte perfino ovvia, la suggeriscono i vari codici di autodisciplina e le leggi che normano l’esistenza della comunicazione commerciale … che se non ci fosse qualcuno che vigila si sa (sigh!) che c’è sempre chi -più o meno consapevolmente- fa danni in nome di un “risultato” economico altrimenti (crede costui) non raggiungibile …
È per questo che “sogno” un’aggregazione di comunicatori uniti dall’impegno a promuovere, più che le tecniche professionali, l’etica nella comunicazione … che la professione non è che sia poi così complicata (anche se nel tempo la si è infarcita di pretestuosi dettagli), anzi … è talmente facile che, se non la governi responsabilmente seguendo una disciplina etica, a lungo andare rischi di diventare nei fatti una spina nel fianco della società pur se premiata dagli award del comparto.
Sogno quindi un’aggregazione di persone che sappia contagiare e spingere verso l’etica chi vi si avvicina. Più che associare le persone che fanno un mestiere che già le associa di fatto, è importante che ci sia evidenza di volontà di aggregazione fra persone integre, responsabili e consapevoli, che si possano riconoscere tra loro e che siano stimabili dalla società. E in questo, perché no, che sappiano aggregare anche i clienti, affinché mantenere saldo l’impegno etico diventi sempre più una questione di consapevolezza diffusa e il risultato del contagio di una costante autodisciplina personale.
Anche se sono tanti i “ma” che si frappongono nel corso del lavoro di un comunicatore e dei suoi committenti, nel confrontarsi con i colleghi del comparto dentro e fuori le agenzie e le aziende, le riflessioni e i confronti che si manifestano qua e là nei convegni confermano che questa sensibilità c’è, ma è soffocata dalla superficialità indotta dai cosiddetti “obiettivi commerciali”.
È il momento di far aderire il maggior numero di persone a intenti professionali di spessore, che si traducano anche in un’operatività utile che, aldilà di ogni retorica, sia per il bene comune.
I giovani comunicatori, soprattutto loro che stanno iniziando un percorso nel mondo della formazione, delle aziende e delle agenzie, vanno contaminati con stimoli positivi e di spessore. Soprattutto se sono destinati a costruire il futuro delle aziende attraverso la comunicazione, dando particolare importanza alla discussione e alla critica dei modelli del passato.
E su questi punti sono ormai molti i segnali che indicano sia il momento giusto per schierarsi anche attraverso la propria pubblicità, prendere posizione, decidere di dire da che parte si sta, cercando di diventare esempi da imitare e portatori di una ventata di vera innovazione in senso umanistico.
L’aggregazione che immagino quindi, rapportandosi anche con le istituzioni, dovrebbe formare e rappresentare comunicatori etici, e promuovere loro tramite nuovi paradigmi per far crescere contemporaneamente sè stessi, le aziende in cui operano e la società su cui inciderà il loro operato.
Senza tanti bizantinismi, l’etica non solo è necessaria per uno sviluppo sociale sostenibile, ma è anche semplice da applicare perché basata su pochissime istanze da cui derivano tutte le altre. Una su tutte “Il rispetto dell’altro” che è la chiave di volta su cui si appoggia tutto il concetto di etica, perché avere approcci etici significa avere rispetto … anche quando si agisce come impresa. Pubblicitari etici … unitevi!
Pietro Greppi
ethical advisor e fondatore di Scarp de tenis