31/05/2016
Insieme ad alcune critiche non ci sta male ogni tanto inserire dei suggerimenti. Che ne dite! Proverò a darne uno che proviene dal modo di vedere laterale, giusto per cercare di offrire soluzioni alternative ad una comunicazione commerciale che appare oggettivamente sempre più piatta, fatta con lo stampino, priva di contenuti degni di tale definizione e quindi inesorabilmente destinata al cestino della memoria.
A me dispiace, davvero tanto, vedere i costanti sprechi (in termini di campagne sciocche, stupide, … e allo stesso tempo costosissime) che si contrappongono alle contemporanee dichiarazioni di crisi delle imprese. La sensazione è quella di assistere ad una società (della comunicazione) schizofrenica. Sprechi che dovrebbero dispiacere di più alle aziende, ma non si capisce bene se ciò che si vede si tratti di volontario autolesionismo o di miopia grave di chi certe aziende e agenzie le dirige. Certo ci sono le situazioni neutre e le eccezioni, rarissime, di “racconti” interessanti, ma in questo panorama abbastanza desolante, incomprensibile e preoccupante, quello che appare in buona evidenza è che il comparto della comunicazione, inspiegabilmente avallato dalle imprese committenti, pare ritenga che la creatività possa essere “la soluzione” ai problemi di crescita. Come ho già scritto alcune settimane fa, anche il termine “crescita”, come quello di “creatività”, andrebbe ridefinito e chiarito, ma forse – chissà – la creatività potrebbe davvero aiutare a fornire nuovi suggerimenti per decidere di preferire un prodotto ad un altro … e se è così restiamo allora in attesa di assistere a questa creatività. Avvertite quando arriva. Nel frattempo chi mi segue (che ringrazio) sa che una mia ricorrente osservazione riguarda il fatto che aziende e agenzie producono senza sosta contenuti discutibili – “non contenuti” direi – con l’apparente obiettivo di farsi ricordare e di provocare il desiderato e conseguente sèguito di affezionati clienti. E i tentativi in questo senso si ripetono continuamente sotto gli occhi di tutti.
Nessuno però – che perlomeno si palesi – osserva che i diversi e continui tentativi, proprio perché continuamente oggetto di reiterazione e di modifiche, probabile siano appunto solo tentativi e mai scelte che soddisfano il raggiungimento dell’implicito obiettivo di vendere qualcosa a qualcuno.
Passo però al suggerimento promesso. Lo propongo alle aziende. Avete mai pensato di promuovere, fidelizzare, attrarre, consolidare, etc. … la vostra azienda offrendo ad ogni cliente, anziché imbarazzanti e inutili gadget o raccolte punti, un certo numero di vostre azioni in cambio, per esempio, di un certo numero di acquisti? Parlo di azioni proprio nel senso della Borsa. E non sto dicendo che la vostra azienda lo meriti, o che questo risolva i problemi della fame nel mondo o della dignità delle persone … ma solo che se la vostra azienda ritiene sé stessa, ciò che produce e come lo produce meritevole di un seguito, allora quale migliore prova di consapevolezza, responsabilità, trasparenza e coerenza se non quella di condividere i benefici dello sviluppo dell’impresa con chi i soldi ve li dà ogni volta che nella spesa inserisce un vostro prodotto? Una diffusa presenza di quelli che ci ostiniamo a definire “consumatori” fra i proprietari di anche solo una briciola dell’azienda, vi fornirebbe qualche sicurezza in più, maggiori percentuali di fidelizzazione reale (e non temporanea) e magari vi farebbe arrivare suggerimenti e commenti su come usare le risorse per la comunicazione. Pensate forse che le persone comuni non vi farebbero notare l’assurdità di certe scelte quando sapessero che anche la loro briciola viene usata male? Credete che non sarebbe sufficiente un panel di intervistati fra i vostri azionisti/clienti reali per orientare certe scelte commerciali con margini di errore più bassi del solito? L’elenco dei benefici sarebbe lungo … o vi sembra una proposta strana?
Dite la verità: o non ci avete mai pensato o la cosa vi terrorizza!
Pietro Greppi
Ethical advisor e fondatore di Scarp de’ tenis
Fondatore del Laboratorio per la realizzazione del Linguaggio universale non verbale